Due cervelli in uno; oppure no?

Apr 16, 2020 | neuroscienze | 0 commenti

Quando scienza e pregiudizi si incontrano possono nascere miti e pseudo-teorie, talvolta anche influenti: è il caso del neuro-mito del doppio cervello. Com’è nato questo mito? C’è qualcosa di vero nella favola del cervello destro e del cervello sinistro?


Miti e neuro-miti

Se le scoperte scientifiche vengono fraintese o distorte, subendo rielaborazioni indebite e pseudo-scientifiche, può accadere che nascano dei veri e propri miti o false teorie. Alcune di queste false teorie possono radicarsi molto profondamente nell’immaginario collettivo, tanto da diventare piuttosto influenti. Ciò è accaduto anche nell’ambito delle neuroscienze, con i cosiddetti neuro-miti: un esempio è quello del doppio cervello, secondo il quale si potrebbero associare diverse abilità e tratti di personalità ai due emisferi. Scommetto che molti ne hanno già sentito parlare o perlomeno hanno visto l’immagine che rappresenta l’emisfero sinistro come grigio, pieno di grafici e calcoli aritmetici e il destro come una tavolozza di colori brillanti guarnita di qualche nota musicale. L’idea è più o meno questa: il cervello sinistro sarebbe quello verbale, razionale, logico, analitico, scientifico mentre il cervello destro sarebbe la controparte intuitiva, emozionale, creativa, artistica, del pensiero globale. Un’idea suggestiva ma, come avrete già intuito, fallace.

L’infinita battaglia: cervello destro vs cervello sinistro

Lo psicologo Michael C. Corballis[1] ha effettuato un’interessante disamina del mito del doppio cervello, dall’origine alle caratteristiche peculiari. L’autore descrive come il mito sia nato tra gli anni ‘60 e ’70, in un contesto preciso: il dibattito che seguì gli studi effettuati sui pazienti cosiddetti split brain (“cervello diviso”) condotti dal premio Nobel Roger W. Sperry. Questi pazienti erano stati sottoposti a callosotomia (ovvero la recisione del corpo calloso, il fascio di fibre nervose che connette le due cortecce cerebrali) come trattamento per crisi epilettiche particolarmente gravi. In seguito all’operazione, cioè una volta che i due emisferi furono completamente separati, fu possibile studiarli singolarmente e fu evidente che l’emisfero destro è praticamente privo di capacità linguistiche ed è invece, rispetto al sinistro, più specializzato nell’attenzione spaziale. Uno dei ricercatori del gruppo di Sperry, Michael Gazzaniga, in un articolo[2] arrivò a dichiarare che quando l’emisfero destro è disconnesso e quindi senza linguaggio ha meno capacità cognitive di uno scimpanzè. La posizione fu poi rielaborata e arricchita in lavori successivi[3,4]. Il chirurgo Joseph Bogen, lo stesso che effettuò le operazioni nei pazienti split-brain, reagì alla posizione un po’ estrema di Gazzaniga proponendo una sua visione dei fatti, che vedeva i due emisferi cerebrali come sede di funzioni complementari, in parte attribuite arbitrariamente. Si spinse infatti un po’ oltre l’interpretazione dei dati neurologici (che tra l’altro in quegli anni erano ancora pochi), richiamando a supporto della sua idea l’antica nozione della doppia natura della mente rintracciabile in più culture, la quale può essere riassunta come la comune distinzione tra ragionamento ed intuizione. La teoria di Bogen non sopravvisse alla prova empirica ma il seme ormai era piantato: dopo di lui, altri autori nutrirono il mito scrivendo libri e articoli che amplificarono ulteriormente le capacità attribuite ai due emisferi. Ormai fuori dai confini del dibattito scientifico, si arrivò a puntare il dito contro il sistema educativo, il quale si sarebbe reso colpevole di favorire il “pensiero-sinistro” a scapito del “pensiero-destro”, ed anche alla creazione di programmi educativi che promettevano di poter liberare le abilità represse del povero emisfero destro (tuttora alcuni libri sull’argomento resistono sugli scaffali).

Ancora più interessante è il parallelo che Corballis fa tra la creazione del neuro-mito appena descritta e la famosa scoperta scientifica del “centro” della produzione linguistica nell’emisfero sinistro da parte del medico francese Paul Broca, avvenuta circa cento anni prima, che fomentò un simile dibattito su quali capacità attribuire all’emisfero sinistro e quali invece all’emisfero destro. Il cervello sinistro fu definito dominante in quanto sede di linguaggio e ragione, mentre il destro, specializzato in percezione ed emozione, fu ritenuto sede dell’istinto, dell’azione guidata dall’emozione. Anche in questo caso si lavorò parecchio di fantasia, ad esempio si arrivò ad accusare l’emisfero destro di essere la causa della pazzia e dell’isteria, che avrebbero luogo in caso di “scompenso”, ovvero quando il cervello destro prende il comando a scapito del sinistro.

Nonostante i due miti siano in fondo simili, le connotazioni che assumono i due emisferi cambiano a seconda del contesto culturale in cui sono nati: nella società europea nella seconda metà dell’Ottocento, positivista e maschilista, l’emotività non doveva essere vista di buon occhio; allo stesso modo negli anni del movimento hippie il cervello destro finì per simboleggiare le capacità artistiche e creative oppresse dalla dittatura del raziocinio della società borghese. A quanto pare, conclude l’autore, le scoperte scientifiche possono servire da appiglio per i nostri pregiudizi culturali: i miti creati da questo infelice connubio col tempo finiscono per somigliare sempre di più a dogmi, fornendo un’apparente credibilità alle chiacchere di opportunisti e falsi profeti. 

Simmetrie e asimmetrie

Pur essendo stato allungato e arricchito fantasiosamente, il mito del doppio cervello ha un fondo di verità: esistono delle differenze funzionali tra i due emisferi. In genere si parla di specializzazioni emisferiche: la rete neurale del linguaggio si sviluppa principalmente nell’emisfero sinistro[4,5], mentre l’emisfero destro sembrerebbe più specializzato nell’attenzione visuo-spaziale[4], nell’analisi visiva dei volti[6] e nella comunicazione non verbale[7]. Ciò che è sicuro è che il quadro complessivo non è ancora del tutto chiaro e molti aspetti sono tuttora oggetto di dibattito; inoltre, nonostante gli studi sulle asimmetrie siano molto interessanti e utili, non bisogna dimenticarsi che i due emisferi sono per lo più funzionalmente e strutturalmente simmetrici[8].

Prendiamo ad esempio la creatività, che secondo il mito del doppio cervello è prerogativa dell’emisfero destro. Alcuni ricercatori [9] hanno ideato un esperimento che ha permesso di osservare quali aree cerebrali sono probabilmente coinvolte in un compito che richiede creatività, utilizzando la risonanza magnetica funzionale (per l’appunto una tecnica di ricerca in grado di individuare le aree cerebrali attive durante lo svolgimento di svariati compiti). Devo precisare che lo scopo dei ricercatori non era certo quello di verificare o falsificare il mito del doppio cervello: non sono state fatte assunzioni sulla localizzazione di tali aree in termini di destra o sinistra. Lo scopo dei ricercatori era verificare se le due fasi del pensiero creativo (generativa e valutativa) previste da una teoria psicologica precedente fossero distinguibili anche a livello cerebrale; il compito che i partecipanti hanno eseguito mentre erano stesi nello scanner magnetico era infatti progettato per poter distinguere tra queste due fasi. Il compito era il seguente: i partecipanti (tutti laureandi in arte e design) dovevano leggere la sinossi di un libro fittizio con l’intenzione di disegnarne la copertina, tracciare degli schizzi e poi valutare tra questi le idee ritenute valide.  Le aree cerebrali attive durante il compito erano le seguenti:

Per convenzione l’immagine non è speculare: l’emisfero destro è a destra, il sinistro a sinistra

Tralasciando le conclusioni della ricerca (la quale ha confermato la possibilità di distinguere i due processi anche a livello cerebrale ed ha reso possibile altre osservazioni interessanti ma più tecniche) si può notare immediatamente che un compito  che coinvolge il disegno, la creatività e l’inventiva necessita di un reclutamento di aree cerebrali sia a destra che a sinistra. Non solo: esse sono speculari, ovvero le aree reclutate nell’emisfero destro sono equivalenti a quelle dell’emisfero sinistro (cioè non vengono reclutare aree diverse nei due emisferi).

Per concludere vorrei sottolineare che non è affatto vietato ipotizzare che l’emisfero destro sia la sede della creatività o di chissà quale altra funzione; come spero questo esempio vi abbia fatto capire, ciò che conta è non dimenticare che non si può ritenere un’ipotesi valida finché non la posiamo su solide fondamenta empiriche.

Bibliografia

[1] Corballis, M.C. (2007). The dual-brain myth. In S. Della Sala (Ed.), Tall tales on the brain (pp. 291-313). Oxford: Oxford University Press.

[2] Gazzaniga, M. S. (1983). Right hemisphere language following brain bisection: A 20-year perspective. American Journal of Psychology, 38, pp.525-537.

[3] Gazzaniga, M. S. (1998). The split brain revisited. Scientific American, 279 (1), pp. 50-55.

[4] Gazzaniga, M. S. (2005). Forty-five years of split-brain research and still going strong. Nature review neuroscience 6, pp. 653–659.

[5] Firederici AD, Gierhan SME. (2013). The language network. Current opinion in neurobiology, 23:250-254.

[6] Kanwisher, N. Yovel, G. (2006). The fusiform face area: a cortical region specialized for the perception of faces. Phil. Trans. R. Soc. B, 361, pp. 2109–2128.

[7] Blonder, L. X. Bowers, D. Heilman, K. M. (1991). The role oh the right hemisphere in emotional communication. Brain, 114, pp. 1115-1127.

[8] Milner, B. (1971). Interhemispheric differences in the localization of psychological processes in man. Neurology, 8, pp. 299-321.

[9] Ellamil, M., et al., (2011). Evaluative and generative modes of thought during the creative process. NeuroImage (2011), volume 59, issue 2.

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